lunedì 16 novembre 2009

Cordoni: «La nostra cardiologia deve dare il massimo delle cure»

Al Calidario si è svolto il convegno su: “Coronarografia e rivascolarizzazione miocardica nella realtà delle cardiologie periferiche” inserito nel piano di formazione dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri e organizzato dalla cardiologia di Piombino - presidente Mario Cordoni, primario cardiologo di Villamarina. Dottor Cordoni che cosa è emerso dal convegno? «La cardiologia di Villamarina e tutte le “periferiche” devono fare uno sforzo culturale, nell’individuazione del più utile intervento, meccanico o farmacologico, ma pure uno sforzo organizzativo per fornire il massimo delle possibilità terapeutiche. Affrontate le novità in campo terapeutico, proprio nelle cardiologie degli ospedali decentrati, dotati o no di attrezzatura per eseguire le coronarografie. È emersa la volontà di allestire una “rete” in cui siano garantiti adeguati tempi di trasporto ed efficacia di trattamento. Con l’obiettivo di assicurare ai cittadini dei piccoli centri cure analoghe a quelle di chi subisce un evento acuto in una grande città». La prontezza d’intervento in caso d’infarto è determinante? «Sì, perché la possibilità di “salvare” le cellule del cuore è proporzionale alla precocità della rivascolarizzazione delle coronarie occluse, che possono essere disostruite con farmaci somministrati in vena (trombolitici) se la somministrazione avviene entro 2-3 ore dall’inizio dei sintomi, mentre per tempi più lunghi e nei casi più gravi, è più efficace una disostruzione meccanica, mediante la dilatazione tramite un palloncino gonfiato nell’arteria durante l’esecuzione della coronarografia (angioplastica coronarica)». Le cardiologie “periferiche”, come quella di Villamarina, non essendo dotate di attrezzature per eseguire le coronarografie, sono dunque penalizzate. «Purtroppo sì, perché raggiungere il più vicino centro cardiologico in cui sia possibile eseguire gli interventi d’obbligo, soprattutto quando c’è l’urgenza, diventa una lotta». Perché non dotare tutte le cardiologie di ciò che occorre per agire prontamente? «Ci sono tempi da non superare per eseguire con sicuro beneficio e sicurezza una rivascolarizzazione coronarica con angioplastica, ma è indispensabile che un centro abbia una certa mole di lavoro durante l’anno, al fine di garantire un adeguato addestramento del personale sanitario e che sia raggiungibile in tempi utili, grazie ad una buona viabilità: il nuovo ospedale ipotizzato a Riotorto lungo la superstrada potrebbe avere tutte queste caratteristiche».

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